Parrucchieri, zona rossa e abusivismo

Parrucchieri chiusi in zona rossa, l’ennesima mazzata sul settore, non solo sul fatturato mancante, ma per il dilagare di un fenomeno importante: l’abusivismo. Per arginarlo e per fare un filo di speranza a un settore particolarmente colpito, Cosmetica Italia chiede al governo Draghi di riaprire i saloni in zona rossa, valutando anche ulteriori protocolli di sicurezza, per consentire lo svolgimento delle attività e garantire un servizio essenziale. «Bisogna tutelare la salute della popolazione: consentire la riapertura dei saloni di acconciatura ed estetica sull’intero territorio nazionale sarebbe una decisione strategica per interrompere il dilagare dell’esercizio abusivo e non regolamentato di queste professioni, fenomeno che non solo causa danni economici e occupazionali, ma che alimenta il diffondersi del contagio che le stesse
norme vorrebbero limitare. Sono giorni cruciali in cui sono in fase di
definizione le indicazioni che aggiorneranno le restrizioni ad attività ed
esercizi commerciali per le prossime settimane col DPCM che entrerà in vigore dal 7 aprile. Un momento in cui riteniamo fondamentale richiamare l’attenzione sui saloni di acconciatura ed estetica che, a seguito delle misure indicate nel DPCM del 6 marzo, sono stati chiusi nelle zone rosse. Fin dallo scorso anno acconciatori ed estetisti hanno
dimostrato massima attenzione, investendo e operando nel rispetto della sicurezza attraverso l’implementazione delle già severe norme igienico-sanitarie normalmente applicate con protocolli anti-Covid-19 aggiuntivi. Condividendo quindi con le istituzioni l’obiettivo della salvaguardia della salute pubblica, Cosmetica Italia chiede di concedere
la riapertura di tutti i saloni di acconciatura e dei centri estetici, anche in zona rossa. Una misura aggiuntiva per aumentare ulteriormente il livello di protezione potrebbe essere quella di non consentire, in questi territori, lo svolgimento di quei trattamenti che comportino l’impossibilità di indossare la mascherina o altri dispositivi di protezione individuale da parte dei clienti. Ciò permetterebbe a queste attività di lavorare con un ulteriore grado di sicurezza» dichiara Renato Ancorotti, presidente di Cosmetica Italia.

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