Il Simbolismo, viaggio nell’inconscio dell’Europa di fine 800

 Orpheus, 1893 (oil on canvas) by Delville, Jean

Orpheus, 1893 (oil on canvas) by Delville, Jean

In mostra a Milano Palazzo Reale fino al 5 giugno 2016

“E’ un tempio la Natura ove viventi
pilastri a volte confuse parole
mandano fuori; la attraversa l’uomo
tra foreste di simboli dagli occhi
familiari. I profumi e i colori
e i suoni si rispondono come echi
lunghi che di lontano si confondono
in unità profonda e tenebrosa,
vasta come la notte ed il chiarore.”

Charles Baudelaire, Corrispondenze, Les Fleurs Du Mal, 1857

Palazzo Reale apre il 2016 con una mostra imponente: Il Simbolismo. Arte in Europa dalla Belle Epoqué alla Grande Guerra, un viaggio ideale che attraversa il passaggio tra due secoli, l’avvento della modernità, l’esplorazione dell’inconscio e plasma la dimensione onirica trasportandola nell’universo terreno. Un viaggio – che si dipana in oltre 2000 mq di superficie espositiva –  dove lo spettatore come un moderno Teseo si lascia condurre da Baudelaire, la cui opera I Fiori del Male è il suo filo d’Arianna. L’anima irrequieta di un’Europa al crepuscolo della sua storia fino ad allora, che fugge la modernità rifugiandosi nei deliri oppiacei per scavare nella sua anima, alla ricerca della sua essenza. 

La mostra, allestita in 24 sale site al piano nobile di Palazzo Reale, per la prima volta mette a confronto i simbolisti italiani con quelli stranieri grazie a quasi un

Klinger, Max 1857–1920. “The Siren” (also: Triton and Nereid),

Klinger, Max
1857–1920.
“The Siren” (also: Triton and Nereid),

centinaio di dipinti, oltre alla scultura e un’eccezionale selezione di grafiche, che rappresenta uno dei versanti più interessanti della produzione artistica del Simbolismo con opere provenienti da importanti istituzioni museali italiane ed europee oltre che da collezioni private. Attraverso 18 sezioni tematiche, il percorso espositivo si svolge tra atmosfere e dimensioni oniriche, passando dalle rappresentazioni demoniache di Odillon Redon alle rappresentazioni dei miti di Gustave Moreau, al vitalismo di Ferdinand Hodler, al colorismo dei Nabis. Le
interpretazioni dell’amore di Giovanni Segantini, l’immaginario divisionista di Gaetano Previati e la magia della decorazione di Galileo Chini renderanno conto, tra l’altro, dell’importanza del movimento simbolista in Italia, permettendo così di riscoprire nomi meno conosciuti: Luigi Bonazza, seguace italiano di Klimt, Leo Putz, Giorgio Kienerk e gli scultori Leonardo Bistolfi e Amleto Cataldi. Il percorso espositivo si chiude immergendo lo spettatore nell’atmosfera fantastica delle Mille e una notte, il ciclo decorativo realizzato da Zecchin alla viglia della Grande Guerra.

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